Punto Rosso: incontro “L’Atlante di Le Monde Diplomatique”
pubblicato da Redazione il 17 Novembre 2009
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO
PRESENTA
Venerdì 20 Novembre ore 17,30
Sala del Comune
Piazza 2 Giugno
Carrara
L’Atlante di Le Monde Diplomatique
Un mondo capovolto
I nuovi rapporti di forza internazionali
(Cina, India, Brasile ecc.)
Ne discutono
Guglielmo Ragozzino
Responsabile Edizione italiana di Le Monde Diplomatique
Manlio Dinucci
Saggista, collaboratore de il manifesto
L’ Atlante è un importante ausilio per comprendere, o tentare di comprendere, gli arcani meccanismi che governano gli equilibri internazionali, è l’Atlante 2009 de Le Monde diplomatique: Il mondo alla rovescia
Il sommario propone:
- Nuove tendenze di geopolitica;
- Il mondo visto da dodici grandi Stati del Nord e del Sud;
- Le reali sfide energetiche del pianeta;
- I conflitti che persistono;
- Le promesse e le difficoltà del continente africano.
Il tutto corredato con: più di 300 carte, diagrammi e grafici; le priorità a breve e le informazioni essenziali; gli interventi di economisti, sociologi, scienziati politici, demografi, storici, ambientalisti … per avere una visione quanto più sfaccettata possibile degli avvenimenti e del futuro; una vasta bibliografia (siti web, libri e relazioni) per approfondire la ricerca.
La foto dei Grandi al G8 dell’Aquila li ritraeva tutti in fila, sullo stesso piano, ma nei pensieri di ciascuno di loro quello che contava era la gerarchia, il diverso potere sull’economia e la politica mondiale. Il grosso della diplomazia del vertice è stato dedicato, appunto, a evitare arretramenti, scivolate, a gestire il declino americano, a evitare la retrocessione italiana, mentre in anticamera scalpitano paesi emergenti che anche nella recessione attuale crescono a ritmi superiori al 5% mentre Usa ed Europa hanno economie che cadono allo stesso ritmo.
La visione del mondo che ci serve per capire come cambia l’economia non è quella che viene dall’Aquila, ma la troviamo nel bellissimo Atlante di Le Monde Diplomatique-Il Manifesto, 200 pagine di carte e grafici colorati e brevi schede preparate da esperti internazionali. La chiave di lettura è proposta subito, nella prima pagina che spiega il passaggio “dall’egemonia occidentale al policentrismo”. I paesi del Nord (e del G8) con un’economia in ritirata, e l’emergere di potenze economiche regionali, soprattutto in Asia, e di centri di resistenza al potere occidentale. Ma gli sviluppi attuali sono messi in una prospettiva storica; si parte da lontano, da com’era il mondo prima del 1800, diviso tra una zona atlantica e una zona asiatica di scambio, poi rivoluzione industriale e colonialismo portano all’affermazione dell’occidente, seguita dall’assetto bipolare della guerra fredda, antefatto degli aggiustamenti di oggi.
La pagina successiva riassume come meglio non si potrebbe le caratteristiche della crisi finanziaria scoppiata nel 2008, anche questa messa nella prospettiva del succedersi “naturale” delle crisi capitalistiche. Il Pil mondiale è pari al valore degli scambi nelle borse, mentre i mercati dei cambi fanno affari 15 volte superiori, e i prodotti derivati (quelli che hanno fatto precipitare il crack) hanno valori 400 volte superiori. Come stupirsi allora se il grafico del Dow Jones, l’indice delle quotazioni di Wall Street, crolla da 14 mila a 8 mila punti?
Poi ci sono le persone, nella loro crescita demografica e nelle migrazioni, con le rimesse che tengono in piedi intere economie. I viaggi delle merci sono ancora intensissimi, anche se il rallentamento è evidente e l’Asia si avvicina all’Europa nei vertici del commercio mondiale. La finanza, le monete, il nuovo potere dell’euro, internet descrivono la mappa di nuove ricchezze; fame, acqua e materie prime disegnano quella di nuovi problemi. E poi le sfide della politica: armi, alleanze, strategie militari, terrorismo e repressione.
Non siamo arrivati che alla fine della prima sezione dell’Atlante. La seconda ci rappresenta il mondo visto dai quattro angoli del pianeta: Washington, Pechino, Nuova Delhi, ma anche Il Cairo, Pretoria e l’Artico. La terza parte si occupa dell’energia, di tutti i tipi, con mappe di quelle che sono un problema per tutti e di quelle che sono potenziali soluzioni. Arriva poi la politica e i conflitti: l’atlante delle guerre, delle vittime civili, dei rifugiati, uno sguardo sui punti caldi del mondo. E qui l’Africa si merita una sezione tutta per sè, dove i problemi finora elencati si presentano tutti insieme, ingigantiti dalla povertà del continente, dalla violenza dei conflitti, dalla rapacità di chi controlla le sue risorse.
Il quadro che emerge è tanto ricco di informazioni che siamo abituati a ignorare, quanto preoccupante per la complessità dei problemi mondiali che ritrae. L’Atlante offre una sintesi di facile lettura su questioni che spesso possono scoraggiare chi voglia capirne di più, e si rivela uno strumento eccellente per l’insegnamento nelle scuole e nelle università. I protagonisti qui – com’è normale per un atlante – sono innanzi tutto gli stati e i loro intrecci nell’economia mondiale, con un’attenzione prevalente alle dinamiche del potere e alla geopolitica. C’è qualche attenzione ai processi che riguardano le società, alle lotte sociali, alle religioni, alle tecnologie della rete e alle culture che attraversano i confini degli stati, una dimensione questa che tende a diventare sempre più importante e condizionare i vecchi poteri degli stati e dell’economia. E’ qui che nascono molte delle spinte che provano a raddrizzare un po’ quel mondo capovolto che dà il titolo all’Atlante.