L’antigone di Berlino: la resistenza delle donne tedesche
pubblicato da Redazione il 26 Gennaio 2010
Carrara – Le foto della locandina sono quelle della Gestapo al momento dell’arresto, e per la maggior parte delle donne raffigurate si tratta dell’ultima loro immagine. Così per Rose Schlösinger, decapitata il 5 agosto 1943 nel carcere berlinese del Plötzensee, come appartenente al gruppo di Resistenza berlinese chiamato spregiativamente dai nazisti ‘La cappella rossa’. 120 persone furono arrestate con l’accusa di far parte di questo gruppo, che non era una vera associazione, né una struttura di alcun tipo. Un terzo dei membri della ‘Cappella rossa’ furono donne, diversissime per estrazione sociale, cultura, età, religione. Non tutte si conobbero tra loro. Il primo piano del tristemente famoso presidio di polizia di Prinz-Albrecht-Strasse, raso al suolo durante la guerra, e dove ora c’è un cantiere per un monumento alla memoria, servì da carcere femminile subito dopo gli arresti. Ma le donne ritenute particolarmente pericolose furono subito portate in isolamento nel carcere di Charlottenburg; per altre il cammino che andava dalla sede della Gestapo al Plötzensee, dove c’era la ghigliottina, fu ancora più complesso: cambiate di prigione, tenute nelle celle in alto, non a riparo dai bombardamenti, senza alcun contatto con l’esterno, private dei loro bambini, quando li avevano partoriti in carcere, restarono in attesa di processi farseschi e di una grazia che non fu concessa a nessuno. L’ultimo viaggio era verso il grigio capannone del Plötzensee, dove il meccanismo dell’esecuzione durava circa dieci minuti a testa. Di quelle donne abbiamo lettere e bigliettini, nascosti tra la biancheria, nelle pagine dei libri, portati fuori con grande rischio anche da alcuni sorveglianti, atterriti dal trattamento riservato alle prigioniere, alcune neppure ventenni. Di tutte queste donne andrebbe raccontata la storia individuale, e ricercate le ragioni della loro coraggiosa adesione alla Resistenza, e le forme in cui essa avvenne: per alcune, si trattò di una scelta comune con il proprio compagno di vita, come per l’americana Mildred Harnack, l’aristocratica Libertas Schulze-Boysen, o Hilde Coppi. Nessuna di queste biografie è più esemplare di un’altra. La vicenda di Rose Schlösinger, che non fu un esponente di spicco del gruppo, sarebbe rimasta sepolta nel trauma della figlia e nelle carte di famiglia, se uno scrittore tedesco, divenuto famoso per i suoi attacchi al silenzio della chiesa cattolica, non l’avesse posta sullo sfondo di una sua prosa letteraria. Ed è da questa prosa che comincerà il nostro cammino verso il ricordo delle donne della Resistenza a Berlino.
A Primo Contatto abbiamo ospitato Sotera Fornaro (Letteratura greca, Università di Sassari) curatrice dell’edizione italiana del libro e Alessio Giannanti di Archivi della Resistenza. Inoltre Soledad Nicolazzi (Ass. Culturale Stradevarie) accompagnata da Franca Pampaloni (fisarmonica) ci ha fatto ascoltare un estratto della lettura scenica tratta dal libro.
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